Vi piacerebbe visitare ogni singolo monumento di Milano? È arrivato il momento di conoscere e ammirare in tutta la sua bellezza il Monumento delle Cinque Giornate di Milano, situato nella zona di Porta Vittoria. Possiamo considerarlo la più grande e importante opera del Grandi, dove l’originalità è davvero sentita.
Pensate che per realizzare a questo monumento, Grandi, lavorò per quattordici anni e fu un lavoro molto appassionato a offrire l’effetto esclusivo che possiamo ammirare anche ai giorni nostri. Grandi era un architetto espansivo e vivace e quando gli fu affidato questo incarico non vedeva più nessuno, si ritirò nel suo vasto e nello studio di via Stella per realizzare qualcosa di davvero caratteristica.
Proprio in questa zona di Milano le forze popolari avevano sopraffatto l’ultima resistenza degli austriaci nella quinta giornata dell’insurrezione, la fatica di tale impresa fu tanta fino a portare all’indebolimento di Grandi che morì d’etisia proprio 3 mesi prima dell’inaugurazione ufficiale della sua opera.
Vista la sua voglia di fare e la passione che aveva messo nella realizzazione del Monumento alle Cinque giornate, moltissimi artisti milanesi, vollero rendergli omaggio facendo scoprire il 6 dicembre del 94, almeno per mezza giornata il monumento già finito che sarebbe stato inaugurato ufficialmente solo il 15 marzo dell’anno successivo.
Pensate che per creare questo incredibile monumento e per rimanere fedele ai principi del Realismo, Grandi si procurò i modelli di cui aveva bisogno senza badare a spese. Riuscì a farsi far arrivare un’Aquila da Budapest e viaggiò fino ad Amburgo per comprarsi un Icone che si portò dietro con relativo domatore. Su questi due animali e sul rapporto che Grandi aveva con essi, correvano innumerevoli storie nell’ambiente artistico milanese, di cui Carlo Dossi (scrittore italiano nell’ambiente della Scapigliatura milanese) riferisce in più di una delle sue Note Azzurre. Tra l’altro, racconta: «Poiché gli occorreva che (il leone) apparisse belva feroce e non pelle impagliata da museo zoologico, lo eccitava in ogni maniera. Inenarrabili i suoi tiri, gli scherzi, che gli faceva attraverso le sbarre, gettandogli pezzi di scarpe e di carbone e gomitoli di filo in bocca. A forza di questo trattamento il leone era diventato addirittura feroce e … stitico ». Siamo nell’aria scanzonata e burlesca che fa parte, come ugualmente la visione più pessimista, della Scapigliatura.
Di sicuro in tutte queste “leggende” c’era di vero l’impegno serio e severo del Grandi che modellava in completa solitudine. Grandi ha incarnato le Cinque storiche giornate in un allegoria di cinque donne discinte, disposte in maniera dinamica intorno alla base da cui si alza un obelisco che raggiunge il cielo coi nomi dei caduti incisi nel bronzo.
Alla base del monumento si può ammirare un leone che si risveglia e rugge, scavato nei banchi come se ogni muscolo sotto la pelle fosse reale. Si arriva alla donna che rappresenta la prima giornata, caratterizzata da forme poderose, pronto a battere un sasso su di una campana, in ricordo di tutti qui campanili che quel girono suonarono.
La seconda giornata è la donna che piange sulle stragi perpetrate contro la popolazione il giorno dopo l’insurrezione. La terza giornata più grande della arte è una donna con le braccia tese, gli occhi furibondi che ricorda la lotta dell’ordine di Cattaneo. Modellate vicine sono invece le due donne della quarta e della quinta giornata, avvolte insieme dall’ampio e palpitante drappo della bandiera. La prima appare come sollevata dalla speranza della vittoria, la seconda dà fiato alla tromba perché la vittoria è ormai compiuta. Accanto, con le ali aperte in atto di spiccare il volo per recare al mondo la notizia, le sta l’aquila che unisce il suo grido agli squilli vittoriosi.
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